Non è detto, però, che tutti i presenti condividano le stesse
speranze o gli stessi progetti. Cos’è che muove, infatti, il mondo nel quale
viviamo?
Cosa ci fa decidere di agire in una direzione determinata?
E, più concretamente, cosa ci porta a decidere se condividere o meno
la strada proposta dagli altri?
La risposta la troviamo in una parola: “Valori” Cosa sono i valori?
Essi identificano ciò che è importante per ognuno di noi,
rappresentano quegli impulsi che ci spingono verso qualcosa o che ci
allontanano da qualcos’altro.
Sono, in definitiva, i principi sui quali basiamo
la nostra esistenza ed in funzione dei quali motiviamo le nostre scelte.
Voto a destra e non a sinistra, od il contrario, in base ai valori
che i differenti “poli” trasmettono ed in funzione della mia identificazione
con essi; compio una scelta eticamente “difficile” a secondo dei valori che
possiedo.
I valori sono, quindi, una leva propulsiva potentissima e
rappresentano le basi giustificative delle nostre decisioni ed azioni: essi ci
spingono ad agire in una direzione piuttosto che in un’altra e ciò, molte
volte, a livello inconsapevole.
Pensate alla storia ed a quanti pregiudizi e conflitti siano stati
legati a valori non condivisi.
Ogni paese, ogni uomo ha lottato in nome di
essi: crociati ed ottomani, palestinesi ed israeliani, liberali e conservatori,
pacifisti e guerriglieri.
Ognuno con una visione ed una missione da compiere, ognuno con in
mano lo scettro di quei valori che evocavano i sogni non ancora realizzati, i
cammini ancora da percorrere.
Fede, potere, successo, libertà, armonia,
benessere, sicurezza: chi di noi non condivide, o non ha condiviso in passato,
almeno uno di questi valori?
Essi vengono solitamente trasmessi ed identificati con semplici
parole, in grado, però, di evocare e generare motivazioni fortissime.
Chiedetevi, a questo punto, perché votate un determinato candidato,
perché fate un certo tipo di lavoro, oppure perché seguite una dieta.
Dietro
ogni azione c’è un valore che la motiva.
Nel primo caso potrebbe trattarsi
della sicurezza o della libertà, nel secondo del benessere o dell’ambizione,
nel terzo della salute o dell’apparenza.
Ma pensiamo anche a come reagiamo a certi messaggi od a certe
notizie.
Ad esempio, che tipo di atteggiamento credete che potrebbero
assumere gli abitanti del Texas in seguito all’annuncio dell’abolizione della
pena di morte per i reati più gravi?
Molti di essi, probabilmente, insorgerebbero contro questa decisione,
dato che per la stragrande maggioranza di loro (almeno così recitano le più
recenti statistiche riguardanti questo tema) la pena capitale rappresenta
l’ultimo baluardo di una giustizia sempre più traballante, che non riesce in
maniera efficace a salvaguardare i cittadini, sempre più minacciati dalla
crescente ondata di criminalità nel paese.
Uno sparuto gruppo, invece, loderebbe senz’altro la nuova legge,
considerando la vita di un essere umano, nonché la possibilità di una sua
riabilitazione, ben più importante di un sistema punitivo tendente solamente ad
eliminare materialmente figure “indesiderate”, sopendo così le ansie di
vendetta.
Da cosa sarà guidata la reazione di ogni gruppo?
Senza dubbio dai
valori, ossia da ciò che per loro è più rilevante!
Possiamo sostanzialmente
definire, quindi, i valori come la “bussola” secondo la quale dirigiamo la
nostra vita.
Ma come si formano?
Il sociologo americano M. Massey divide la
formazione dei valori in tre periodi della nostra esistenza.
La fase di Imprinting (da 0 a 5/6 anni), durante la quale assorbiamo
come delle spugne tutto ciò che ci accade. Purtroppo, però, questa introiezione
avviene principalmente a livello inconscio; pertanto, una volta adulti,
conserviamo ben poco di essa;
Il Modellamento (da 7 a 12/13 anni), durante il quale si acquisisce
il concetto di diversità tra gli esseri umani. Iniziamo a riconoscere
differenze di comportamento e compiamo delle scelte. Scegliamo dei modelli a
cui ispirarci, genitori, amici, ma anche attori del cinema, eroi dei fumetti,
ecc.;
La Socializzazione (da 14 a 18 anni) grazie alla quale colleghiamo i
valori alla vita sociale, quindi alla loro accettabilità o meno. In questa fase
certi valori, specialmente se condivisi dall’ambiente in cui viviamo, si
consolidano e difficilmente verranno poi modificati, a meno che non si diventi
protagonisti di esperienze emotivamente molto forti, in grado di spingerci
verso direzioni totalmente opposte.
Questa premessa è stata necessaria per comprendere l’importanza, per
un formatore, non solo della creazione di valori condivisibili, ma anche di
come si possa, consapevolmente, utilizzarli come leva motivazionale finalizzata
a “guadagnare” consenso.
Cerchiamo di rendere più concreto questo concetto!
Penate ad un corso motivazionale organizzato per un gruppo di donne
appartenente, ad esempio, alla Federcasalinghe.
Probabilmente vi troverete ad
interagire con signore che sono anche mamme: cosa potremmo dire per scatenare
in loro sensazioni ed emozioni condivise?
Probabilmente potremmo parlare di un mondo futuro all’interno del
quale i nostri FIGLI possano vivere sicuri e con un lavoro certo!
E se
queste casalinghe non fossero solo mamme, ma anche appartenenti ad
un’organizzazione ambientalista?
Basterà aggiungere che il mondo per il quale abbiamo l’intenzione di
lottare dovrà essere anche giusto, sicuro, e soprattutto “pulito”.
Nel caso in
cui, invece, dovessimo proporre un corso di formazione ad un gruppo di
azionisti, credete che far leva su valori quali la sicurezza od un mondo pulito
possa essere funzionale ai nostri obiettivi?
Certo, è probabile che questi termini abbiano anche per loro un
senso ed un valore molto forti ma, considerando che ci troviamo al cospetto di
individui abituati a giocare con la sorte, a fidarsi del proprio istinto e ad
investire grosse quantità di denaro, sarà più probabilmente più semplice creare
un processo di condivisione allorché si prenderanno in considerazione valori
quali la sfida, il guadagno, il rischio calcolato ed il tempo.
Ovviamente questo è solo un semplice esempio di come sia possibile
far leva su fattori emozionali inconsci basati sui valori, utilizzando quelli
presuntamente condivisi dal gruppo ed instaurando, così, un rapporto sintonico
tra noi e gli altri.
Ricordiamoci inoltre che sarà necessario, come abbiamo già
evinto dagli incontri precedenti, usare anche un linguaggio che possa
persuadere, che sia in grado di
evocare emozioni, altrimenti si correrà il rischio di apparire
incongruenti e, pertanto, di conseguire il risultato opposto a quello
prefissato!
Nel prossimo articolo vi guiderò all'estrazione dei vostri valori.
Davide Simonetti
Nessun commento:
Posta un commento