sabato 22 dicembre 2012

QUESTIONI DI IDENTITÀ'...


13. Un Buddha

A Tokyo, nell'era Meiji, vivevano due illustri insegnanti molto diversi tra loro. L'uno Unsho, istruttore a Shingon, osservava scrupolosamente i precetti di Buddha. Non beveva mai alcolici, e non mangiava mai dopo le undici del mattino. L'altro insegnante, Tanzan, professore di filosofia all'università imperiale, non osservava nessun precetto. Quando aveva voglia di mangiare mangiava, e quando aveva voglia di dormire durante il giorno dormiva.
Un giorno Unsho fece visita a Tanzan e lo trovò che stava bevendo del vino, che un Buddhista non dovrebbe mai nemmeno assaggiare.
«Salve, fratello» lo salutò Tanzan. «Ne vuoi un bicchiere?».
«Io non bevo mai!» esclamò Unsho solennemente » .
«Chi non beve non è neanche umano» disse Tanzan.
«Vorresti dire che sono inumano solo perché non mi concedo bevande alcoliche!» proruppe Unsho incollerito. «Se non sono umano, allora, che cosa sono?».
«Un Buddha» rispose Tanzan.
Qual'è la tua identità?

domenica 16 dicembre 2012

LA TUA FORZA INTERIORE...


"Forza Piu forte sei dentro, piu forte ti vedranno fuori."

Sono sicuro che c'è stato almeno una volta nella tua vita un momento in cui tutte le tue certezze per un attimo, o per un periodo molto più lungo, sono crollate. Magari hai cominciato a sentirti solo e, hai cominciato a pensare che superare quella difficoltá fosse impossibile. Premetto che non sono qui per dirti che quelle sensazioni potessero essere allontanate facilmente, anzi, quando ci sentiamo così è davvero molto difficile recuperare e tornare in uno stato mentale produttivo.

Einstein però diceva una cosa: "è impossibile trovare la soluzione ad un problema con lo stesso stato mentale che ha generato quel problema". Probabilmente ho leggermente parafrasato quello che egli intendeva dire, è anche vero che al giorno d'oggi si tende a dare la paternitá di geniali aforismi principalmente a due grandi personaggi del passato: Einstein appunto e, Oscar Wilde. Ma non è questa la cosa più importante, ciò che realmente conta è dare un significato nuovo e più produttivo alle situazioni spiacevoli, in maniera tale da poter uscire efficacemente dallo stato mentale improduttivo e crearne uno nuovo e piu risolutivo.

PICCOLO ESEMPIO: (coperto da copyright, ma l'autore sono sicuro che non me ne vorrà ;) )

la/il tua/o fidanzata/o ti lascia.

Pensiero automatico: <<oh mio dio!!! E adesso come faccio? lei/lui era tutto per me! Addio giorni felici>> insomma hai capito...

ALTERNATIVA: ok, niente panico, ho passato dei momenti straordinari con questa persona e anche vero che se questa persona è uscita dalla mia vita è perchè forse sta facendo spazio a qualcuno di ancora più adatto.

e tu starai pensando: <<si ma io lì per lì non ci credo a questo pensiero>> ok, ma il primo pensiero automatico...è necessariamente vero?

<era tutto per me!!!> non hai altri affetti? Non hai un hobby?

<<addio giorni felici!!!>> il giorno del tuo compleanno solitamente piangi? Un cane che ha voglia di giocare ti deprime? Una canzone energica ti butta giù? Se la risposta a queste tre domande è si... Come direbbe uno dei formatori che ammiro di più ti dico: <<hai tempo libero? ...suicidati>>

Ovviamente scherzo, però quello che voglio dirti prima di lasciarti è: trova un nuovo punto di vista, soprattutto per le cose più spiacevoli e sorprendenti, perchè sono quelle da cui puoi imparare di più. 

Quando sarai in grado di trovare dei lati positivi anche in queste situazioni, saprai che qualunque cosa accada ti renderà solo un/a uomo/donna migliore.

Tu che ne pensi? 

Scrivimi un commento e raccontami una situazione apparentemente negativa da cui avresti potuto trarre un insegnamento positivo. (te lo prometto... non ti cadranno le dita se dopo aver letto questo articolo lascerai un commento)

A presto.

Davide Simonetti

martedì 11 dicembre 2012

UNA TAZZA DI TE'...


1. Una tazza di tè

Nan-in, un maestro giapponese dell'era Meiji (1868-1912), ricevette la visita di un professore universitario che era andato da lui per interrogarlo sullo Zen.
Nan-in servì il tè. Colmò la tazza del suo ospite, e poi continuò a versare.
Il professore guardò traboccare il tè, poi non riuscì più a contenersi. «È ricolma. Non ce n'entra più!».
«Come questa tazza,» disse Nan-in «tu sei ricolmo delle tue opinioni e congetture. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?».
E tu, hai svuotato la tua tazza?

Davide Simonetti 

domenica 9 dicembre 2012

IL POTERE DELLE NOSTRE IMMAGINAZIONI


8. Grandi Onde

All'inizio dell'era Meiji viveva un famoso lottatore che si chiamava O-nami, Grandi Onde. O-nami era fortissimo e conosceva l'arte della lotta. Quando gareggiava in privato, vinceva persino il suo maestro, ma in pubblico era così timido che riuscivano a batterlo anche i suoi allievi.
O-nami capì che doveva farsi aiutare da un maestro di Zen. In un piccolo tempio poco lontano soggiornava temporaneamente Hakuju, un insegnante girovago. O-nami andò a trovarlo e gli spiegò il suo guaio.
«Tu ti chiami Grandi Onde,» gli disse l'insegnante «perciò stanotte rimani in questo tempio. Immaginati di essere quei marosi. Non sei più un lottatore che ha paura. Tu sei quelle ondate enormi che spazzano via tutto davanti a loro, distruggendo qualunque cosa incontrino. Fa' così, e sarai il più grande lottatore del paese».
L'insegnante lo lasciò solo. O-nami rimase in meditazione, cercando di immaginare se stesso come onde. Pensava alle cose più disparate. Poi, gradualmente, si soffermava sempre più spesso sulla sensazione delle onde. Man mano che la notte avanzava le onde si facevano più grosse. Spazzarono via i fiori coi loro vasi. Sommersero perfino il Buddha nella sua cappella. Prima dell'alba il tempio non era più che il continuo fluire e rifluire di un mare immenso.
Al mattino l'insegnante trovò O-nami assorto in meditazione, con un lieve sorriso sul volto. Gli batté sulla spalla. «Ora niente potrà più turbarti» gli disse. «Tu sei quelle onde. Travolgerai tutto ciò che ti trovi davanti».
Quel giorno stesso O-nami partecipò alle gare di lotta e vinse. E da allora, nessuno in Giappone riuscì più a batterlo.
E tu, che immagine hai di te?
Come sempre lascio libera interpretazione. (tratto da 101 storie Zen)
Dedico però questa storia alla mia ragazza Valentina, che proprio come un onda ha travolto la mia vita.. Ti amo.
Davide Simonetti


venerdì 7 dicembre 2012

CERVELLO - TECNICHE DI PERSUASIONE

Ti sei mai chiesto, quali sono i processi mentali che stanno alla base ogni qual volta sei persuaso a far qualcosa?

Che la risposta sia positiva o negativa, guardati questo breve estratto di Raiscienze e scopri cosa fino ad oggi ti ha spinto ad acquistare un prodotto anziché un altro

Clicca il link qui sotto per accedere al video..


Cervello - Tecniche di persuasione



Davide Simonetti

giovedì 6 dicembre 2012

NON SI PUO' RUBARE LA LUNA.



Sapete cos'è una Metafora?

Matafora proviene dal greco metaphérō, e significa "io trasporto". 

Le Metafore in PNL hanno proprio questo scopo, aiutano il trasporto a livello inconscio di informazioni che ci aiutano a trovare soluzioni o semplicemente, ci fanno pensare e trovare nuovi punti di vista.

La metafora che voglio scrivervi oggi è:


9. Non si può rubare la luna (tratto da 101 storie Zen)


Ryokan, un maestro di Zen, viveva nella più assoluta semplicità in una piccola capanna ai piedi di una montagna. Una sera un ladro entrò nella capanna e fece la scoperta che non c'era proprio niente da rubare.
Ryokan tornò e lo sorprese. «Forse hai fatto un bel pezzo di strada per venirmi a trovare,» disse al ladro «e non devi andartene a mani vuote. Fammi la cortesia, accetta i miei vestiti in regalo».
Il ladro rimase sbalordito. Prese i vestiti e se la svignò.
Ryokan si sedette, nudo, a contemplare la luna. «Pover'uomo,» pensò «avrei voluto potergli dare questa bella luna».
Lascio a voi libera interpretazione di questa storia, buona giornata a tutti.

Davide Simonetti